Stretta mortale: riconoscere un manipolatore narcisista e liberarsene definitivamente – Psicologa Roma Acilia Ostia – Psicoterapeuta Infernetto Casal Palocco – Online
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Stretta mortale: riconoscere un manipolatore narcisista e liberarsene definitivamente

Con un manipolatore narcisista, qualsiasi tipo di relazione diventa una trappola da cui fuggire al più presto. Attenzione: non è così facile accorgersi della sua vera natura!

Nella vita si incontrano lupi travestiti da agnelli. Persone altamente tossiche mimetizzate nei panni del bravo uomo/donna, padre o madre di famiglia, lavoratore, collega, amico. In realtà, sono incapaci di entrare in una relazione autentica, alla pari, di scambio e rispetto reciproco. Ed accanto a loro, la vostra vita si trasformerà in un incubo. Anche se, purtroppo, non è facile accorgersene, almeno finché i danni non sono ormai fatti.

Nascondendosi dietro la maschera di “santarellini”, incompresi, “dolcemente complicati” ma in fondo buoni, questi vampiri affettivi succhieranno le vostre energie, prenderanno tutto quello che possono e continueranno così, finché non sarete voi a mettere un limite, a scappare a gambe levate. Perché, generalmente, loro si guarderanno bene dall’allontanarsi da voi, a meno che non trovino una nuova “preda”, e in quel caso vi getteranno via come un giocattolo rotto.

Parliamo di persone profondamente narcisiste, che hanno un senso di sé grandioso ed esagerato, al di là di ogni valutazione realistica, credono di avere tutti i diritti e nessun dovere, sono di un egocentrismo disarmante e difettano della qualità che, per eccellenza, ci rende umani: l’empatia, cioè la capacità di metterci nei panni dell’altro, prendendo in considerazione i suoi pensieri e sentimenti. Per questo, spesso agiscono in modo insensibile e inopportuno, non che a loro interessi, perché sono incapaci di provare rimorso, al massimo un’infantile vergogna se si sentono colti in fallo.

Ci sono diversi tipi di narcisisti, non tutti facili da individuare, anche perché sono dei veri esperti nell’arte della manipolazione: sanno come dare una buona impressione e passare per quello che non sono, spesso imbrogliando, mentendo, screditando gli altri e chi più ne ha più ne metta.

Ci sono i narcisisti “overt” (scoperti): arroganti, presuntuosi, si sentono “speciali” e come tali vogliono essere trattati. Esagerano le proprie capacità, i meriti e i risultati ottenuti, che spesso sono più “dichiarati” che effettivi. Millantano conoscenze e competenze che non hanno. Per loro le regole che si applicano a noi comuni mortali non valgono: spesso chiedono, o pretendono, trattamenti di favore ed “eccezioni”.

Hanno bisogno di essere sempre al centro dell’attenzione, apprezzati, ammirati, e per salvaguardare il loro senso di superiorità, svalutano costantemente gli altri. Sono alla continua ricerca di riscontri che possano rinforzare la loro fragile identità: una posizione sociale di successo, la carriera giusta, un partner attraente o potente, frequentazioni altolocate.

Non sono in grado di relazionarsi con gli altri in maniera autentica, tutto è incentrato su di loro, spesso sfruttano le persone per raggiungere i propri scopi, senza alcuna considerazione per i loro sentimenti. Hanno molte pretese, pensano che tutto sia loro dovuto e non si mettono mai in discussione. Credono che tutti li invidino, mentre in realtà sono loro ad essere invidiosi.

Possono raggiungere una buona posizione sociale e lavorativa, spesso agendo senza scrupoli, ma il fatto di sopravvalutarsi può portarli a dolorosi fallimenti personali e professionali. Sono sempre alla ricerca del “meglio” in ogni cosa, anche quando non possono permetterselo, per questo possono andare incontro a problematiche finanziarie.

l narcisisti “covert” (coperti) non sono certo meno dannosi, solo più difficili da individuare: fragili, insicuri, ma sotterraneamente arroganti ed altezzosi, nutrono segrete fantasie di potere e successo. Estremamente suscettibili alle critiche, affamati di conferme, passivo-aggressivi, invidiosi, vendicativi, anch’essi esperti nell’arte della manipolazione e dello sfruttamento del prossimo, assumono spesso il ruolo della vittima.

In tutte le forme di narcisismo patologico, il senso di sé grandioso copre, in realtà, una personalità fragilissima, per cui l’individuo ha bisogno di continue conferme dall’ambiente circostante, per non correre il rischio di sgonfiarsi come un palloncino bucato.

Le cose si complicano, soprattutto per la “vittima”, compagna/o di vita, figlio/a, amico/a, collega del narcisista, quando a questo quadro si aggiungono i tratti perversi.

La perversione, letteralmente “rovesciamento”, si riferisce sia ad un atteggiamento contrario a cioè che è usuale nei rapporti umani, in termini di benevolenza e rispetto dell’altro, sia alla tendenza a nascondere questo ribaltamento di valori dietro ad un’apparente normalità. Parliamo dunque di cattiveria, devianza e, soprattutto, del diniego della dimensione dell’altro, visto solo come un mezzo per raggiungere i propri scopi.

Non ci riferiamo, qui, alla perversione sessuale, ma a quella del carattere: il perverso rovescia le situazioni, parla in un modo ed agisce nell’altro, seduce per poi colpire senza pietà, si presenta sempre come una vittima, perché mai potrebbe prendersi le sue responsabilità. Sono sempre gli altri sbagliati e, alla bisogna, cattivi, in mala fede, troppo emotivi, fragili, squilibrati, bugiardi, ingrati e, capolavoro dei capolavori, aggressivi e pazzi. Quando sono proprio i comportamenti del perverso a destabilizzare, provocare e far uscire di testa la “vittima” inconsapevole, che ancora cerca di intavolare un dialogo costruttivo con il suo carnefice!

In età infantile, questi soggetti hanno sperimentato traumi relazionali precoci, non hanno avuto con le figure genitoriali un rapporto di attaccamento sicuro, non sono stati adeguatamente protetti e non gli sono state opportunamente “tradotte” le regole e le leggi che governano il mondo e le relazioni. Così, il perverso crea la sua legge, costruendo un suo proprio mondo, in cui gli altri fondamentalmente non esistono, se non nei ruoli e nelle funzioni che lui assegna loro.

Il perverso narcisista si difende dai conflitti interni scaricandoli all’esterno e mettendo se stesso in una posizione di dominanza a discapito della persona che controlla e manipola. Sicuro di sé solo in apparenza, in realtà necessita di un continuo rifornimento di energia vitale e autostima dall’esterno. Si protegge dalla sofferenza e da un profondo senso di vuoto, mantenendo il controllo della relazione e tenendo l’altro in uno stato di continuo assoggettamento, godendo così del potere che esercita sulla sua vittima. Poco importa che quest’ultima si opponga a lui con fermezza, oppure si sottometta senza lottare. In ogni caso, è lui che trionfa segretamente: sia la vostra rabbia sia le vostre lacrime sono il suo pane quotidiano.

Può dare la falsa impressione di dedicarsi molto all’altro, ad esempio all’interno della coppia, in famiglia, o in una relazione di amicizia, e non mancherà di sottolineare tutto quello che fa per voi, seppur non è minimamente in grado di considerare le vostre reali esigenze. Manca di calore umano, tatto ed empatia. È incapace di immedesimarsi nel punto di vista e nel vissuto altrui, anche se può essere scaltro nel capire i bisogni e le debolezze dell’interlocutore per sfruttarli a proprio vantaggio.

Non prova senso di colpa né rimorso per la sofferenza inflitta con i suoi comportamenti e le sue mancanze. Al massimo, si preoccupa che la sua immagine pubblica non subisca un danno a seguito di qualche sua malefatta e corre ai ripari con incredibili bugie e manipolazioni, per riabilitare la sua figura e screditare quella di chiunque lo critichi o sollevi dubbi sulla sua persona.

Questi pericolosi narcisisti non tollerano la frustrazione, sono spesso di cattivo umore ed irritabili, si alterano anche per questioni banali ed esplodono di rabbia quando le cose non vanno come vorrebbero. La loro arroganza, presunzione e prepotenza emergono soprattutto in famiglia o con le persone che percepiscono come “più deboli”, verso cui sono spietati.

Ipersensibili ed estremamente attenti a come vengono percepiti dagli altri, sono permalosi, irascibili, talvolta estremamente rancorosi e vendicativi. Parlano sempre male del prossimo, soprattutto alle spalle. Possono creare forti tensioni nella famiglia allargata, nel gruppo di amici o sul posto di lavoro, sparlando e mettendo in giro calunnie e falsità.

I perversi narcisisti sono abili manipolatori, alterano la realtà, mentono anche su questioni banali, talvolta si convincono delle proprie menzogne, fino a perdere il contatto con la realtà. Sono professionisti nello giustificarsi, autoassolversi, minimizzare la portata dei propri comportamenti, anche perché non riescono a comprendere la sofferenza che causano agli altri. Sistematicamente e scientemente ignorano, sminuiscono e denigrano i bisogni ed i problemi altrui. Se sfoderano un minimo di consapevolezza, state pur certi che è di facciata: si diranno dispiaciuti, prometteranno di cambiare, e poi ricomincerà tutto da capo.

Il perverso narcisista deve difendere l’immagine di sé ad ogni costo, perché non tollera in alcun modo di essere messo, e di mettersi, in discussione, e per far questo utilizza meccanismi di difesa primitivi, come la scissione (considerare una persona o una situazione “tutta buona o tutta cattiva”), l’onnipotenza, il diniego, soprattutto delle proprie responsabilità, ma anche di una parte della realtà, la proiezione, cioè l’attribuzione agli altri dei propri lati negativi, per cui le persone attorno a lui si sentono spesso rimproverare esattamente ciò che è lui a fare!

Nelle relazioni intime, questo vampiro narcisista succhia il sangue e la vita dalla vittima, senza peraltro mai sentirsi sazio: il suo vuoto è impossibile da colmare, perché attiene alla struttura stessa della personalità. Egli non ha nulla, non sente nulla, per questo deve sempre avere una preda da vampirizzare, da cui prendere ciò che gli manca, che in realtà distrugge, perché incapace di conservare dentro di sé.

La violenza del perverso narcisista è spesso più psicologica e morale che fisica, poiché sa quale è il limite per non rischiare di essere perseguito dalla legge e sa altrettanto bene come confondere la vittima, facendola sentire colpevole e senza vie d’uscita. Ma, a seconda delle circostanze, l’escalation violenta può includere la distruzione di oggetti, l’intimidazione fisica, le percosse e altre gravi forme di violenza. Soprattutto se il soggetto fa uso di alcol e droghe, cosa abbastanza frequente in questo tipo di personalità, la situazione è da considerarsi particolarmente a rischio.

Con queste persone è perfettamente inutile, se non deleterio, il dialogo. Quello che per voi è un mettersi in discussione, cercando di spiegare le vostre ragioni ed ascoltare quelle dell’altro, per lui è uno sterile esercizio di stile, in cui cercherà di prevaricarvi, sminuirvi, farvi venire dubbi su voi stessi e farvi sentire in colpa. Vi irriterà con argomentazioni assolutamente illogiche, sarcasmo fuori luogo e atteggiamenti strafottenti, per poi accusarvi di essere aggressivi, pazzi o “bipolari”.

Se proverete a ribattere colpo su colpo, con ragionamenti razionali, portando esempi di ciò che dite, negherà l’evidenza, risponderà alle domande con altre domande, riuscirà a sviare la conversazione, perché a lui non interessa discutere la questione nel merito, non vuole risolvere il problema, ma solo trionfare distruggendovi, dimostrare la sua superiorità e godere nel vedere tutta la sofferenza che riesce ad infliggervi. Approfitterà delle vostre debolezze, vi colpirà dove sa di farvi male, e vi lascerà storditi e confusi, con la sensazione di essere voi quelli sbagliati. Il vostro dolore, la vostra rabbia, sono il suo nutrimento quotidiano, forse unica fonte di eccitazione nel suo deserto esistenziale.

L’unica strategia vincente è la distanza, fisica e psicologica. Non credere più alle loro parole, né alle vane promesse di cambiamento, ma guardare solo i fatti. Non cercare più di far funzionare una relazione con chi vi usa come un pungiball per il proprio piacere e sfogo personale. Evitare ogni contatto e, se questo non è possibile, perché il “vampiro” è un genitore, un figlio, un ex marito /moglie con cui condividete la custodia dei figli, un capo ufficio, cercare un aiuto professionale per imparare a mettere i limiti e le opportune distanze, per salvare la vostra salute fisica e mentale e riprendervi la vostra vita.

Appena vi allontanerete, il manipolatore darà fuoco alla polveri: piangerà, prometterà di cambiare, vi accuserà di tutto e di nulla, vi ignorerà in modo ostile o vi farà mille telefonate, vi aggredirà o minaccerà il suicidio. Parlerà malissimo di voi ad amici e conoscenti, dirà che siete pazzi, squilibrati, bugiardi, che gli avete tolto tutto, che lo avete tradito, che lo odiate, oppure che lo amate troppo, che lo perseguitate. Dirà che siete disonesti, meschini, ingrati, con “tutto quello che ha fatto per voi…”. Cercherà di mettervi contro le persone della vostra cerchia insinuando che avete parlato male di loro, metterà in giro pettegolezzi su di voi e maldicenze. Sostanzialmente, vi attribuirà tutto quello che lui ha fatto a voi. Cercherà di creare il caos per salvare la propria immagine e di distruggervi in maniera indiretta, non potendo più avere a che fare con voi. Di fronte a questo, avrete la conferma definitiva di aver avuto a che fare con un pericoloso manipolatore.

Per via della sofferenza che questa presa di coscienza comporta, dei sottili e pervasivi meccanismi della manipolazione, che attecchiscono nella mente della vittima continuando a fare danni anche in assenza del carnefice, e delle difficoltà che affronterete nel perseguire il vostro percorso di emancipazione dalla relazione tossica, può esservi utile rivolgersi ad un terapeuta esperto o ad un centro specializzato.

Psicologa Psicoterapeuta Acilia (Ostia, Infernetto, Casal Palocco-Axa) e Corso Trieste, Roma.

Leggi anche: Manipolazione affettiva: la trappola invisibile.

Come non farsi manipolare.

Bibliografia

American Psychiatric Association (2013), Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione (DSM V), Tr. It. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014.

Chapaux-Morelli P., Couderc P. (2011), La manipolazione affettiva nella coppia. Riconoscere ed affrontare il cattivo partner, Edizioni Psiconline.

Nazare-Aga I. (2004), La manipolazione affettiva. Quando l’amore diventa una trappola, Castelvecchi Editore, 2008.

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