Dalla parte dei figli: come proteggere i bambini in caso di separazione o divorzio – Psicologa Roma Acilia Ostia – Psicoterapeuta Infernetto Casal Palocco – Online
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Dalla parte dei figli: come proteggere i bambini in caso di separazione o divorzio

La coppia si rompe e l’assetto familiare cambia: non si è più “coniugi”, ma si rimane per sempre genitori. Come accompagnare e sostenere i figli in questa transizione.

Le famiglie felici si somigliano tutte, le famiglie infelici lo sono ognuna a modo suo.

(L. Tolstoj)

Nessuna coppia prende a cuor leggero la decisione di separarsi, soprattutto se ci sono figli. Quando si arriva a decidere in tal senso, di solito, la crisi è ormai in atto da tempo e la situazione non è più recuperabile. Se si è tentato davvero di tutto per salvare il rapporto, ma inutilmente, separarsi può essere l’unica soluzione possibile, anche nell’interesse dei bambini, per i quali è devastante vivere in clima di perenne conflitto o ostilità.

Al di là di chi abbia preso la decisione finale di separarsi, la crisi della coppia non ha mai un unico “colpevole”, anche se i partner, travolti dalla tristezza, dalla rabbia e dal rancore, possono addossarsi reciprocamente la responsabilità e rivolgersi accuse pesantissime. -> Crisi di coppia

Ma come vivono tutto questo i bambini? E come proteggerli in un momento così difficile?

I figli prima di tutto, ma …

Tutti i genitori, quando si parla di separazione o divorzio, si preoccupano come prima cosa del benessere dei figli, ma purtroppo non è così facile agire in modo sempre adeguato, in una vicenda che prima di tutto ci colpisce come persone, che distrugge un nostro così grande progetto di vita.

Infatti molti, nonostante le buone intenzioni, non riescono a mettere da parte i rancori reciproci ed affrontare i conflitti in “separata sede”, così spesso i figli diventano veri e propri ostaggi emotivi nella lotta tra gli ex.

Nei panni dei più piccoli

Una separazione o un divorzio possono mettere in crisi anche le persone più forti: è doloroso vivere il lutto per la fine di un amore, di un progetto di vita, affrontare il distacco, perdere le nostre rassicuranti abitudini e dover ricostruire una vita nuova, completamente diversa da quella a cui eravamo abituati. Per quanto sia sempre difficile separarsi, in questo grande cambiamento di vita, come in tutti i cambiamenti, si annida sempre la possibilità di una rinascita, di un riscatto, di una futura felicità, che l’adulto può intravedere e desiderare.

Diversa è la condizione dei bambini: la famiglia è tutto ciò che conoscono, la loro dimensione esistenziale, perciò si sentono minacciati ad un livello molto profondo, nella loro sicurezza interiore e identità. Inoltre, gli adulti hanno una visione a tutto tondo di ciò che sta accadendo e, nel bene e nel male, ne sono i protagonisti: conoscono bene la situazione, possono confidarsi con gli amici, chiedere l’aiuto di una persona fidata o di un professionista, parlare con gli avvocati, dunque in qualche modo essere “attivi” in questo doloroso processo. I figli, invece, subiscono passivamente qualcosa che la maggior parte delle volte non capiscono e spesso non hanno le parole per esprimere i loro dubbi e tutta la loro sofferenza. Per questo è importante che entrambi i genitori facciano uno sforzo di immedesimazione nei figli, provando a mettersi nei loro panni.

Per gestire le emozioni dei figli bisogna prima gestire le proprie

Nel complicato percorso della separazione, spesso ci si focalizza sugli aspetti pratici e si cerca un supporto rispetto alle difficoltà concrete di gestione e organizzazione. Questo chiaramente è importante, ma è ancora più importante prendersi cura dell’aspetto emotivo, che è la causa della maggior parte delle difficoltà, sia dei grandi che dei piccoli.

In questo momento difficile, i bambini hanno un fortissimo bisogno di essere sostenuti e aiutati, anche se non lo danno a vedere. Come prima cosa, è necessario osservarli attentamente e sforzarsi di capire cosa pensino e cosa provino. Poi bisogna ascoltarli, lasciarli esprimere, aiutarli a identificare le proprie emozioni, rispondere ai loro interrogativi. L’obiettivo fare da “filtro” rispetto al terremoto che la separazione comporta e gestire la situazione in un modo che tuteli il più possibile la loro serenità e i loro interessi.

Per fare questo, i genitori devono innanzitutto essere in grado di comprendere e gestire le proprie emozioni, cosa niente affatto facile o scontata. Quando un aereo perde quota, sappiamo che prima bisogna indossare la propria maschera d’ossigeno, solo dopo si possono aiutare i bambini e le persone in difficoltà. Perché i genitori che si separano lo dimenticano così spesso?

Patti chiari, menti confuse: soluzioni impossibili

Innanzitutto, bisogna distinguere i problemi che derivano dalla separazione dai problemi che hanno portato alla separazione: della prima categoria fanno parte le tutte le questioni organizzative relative al nuovo assetto familiare, ma spesso, dietro all’impossibilità di trovare soluzioni soddisfacenti alle questioni pratiche, si celano tutte le problematiche emotive pregresse. Così conflittualità, sfiducia reciproca, rancori, desiderio di vendetta o ricatti emotivi (e non solo), vanno a intaccare il percorso, già di per sé difficile, della riorganizzazione familiare.

Di frequente, i partner hanno bisogno di un terreno neutro per negoziare gli accordi che regoleranno i loro futuri rapporti. Ma spesso hanno ancora più bisogno di lavorare sulle proprie emozioni distruttive e riuscire a instaurare un clima “sereno” per continuare a esercitare insieme la funzione genitoriale.

Pensieri ed emozioni chiare sono ancora più importanti di accordi chiari, perché i secondi sono una diretta conseguenza dei primi. Separarsi “fisicamente” non basta se rimangono vive tutte le tensioni e i rancori e non si pacificano in primo luogo le menti e i cuori degli ex coniugi.

Quando finisce l’amore, rimane la coppia dei genitori

Se è chiaro che la separazione è la conseguenza, non certo la causa, dei problemi della coppia, è altrettanto evidente che questa “soluzione” non può certo risolvere tutto come una “bacchetta magica”. I problemi rimangono e vanno affrontati, sia a livello personale che insieme, come “coppia di ex”. Infatti, se ci si può separare dal coniuge, non si divorzia dai figli e quando il rapporto coniugale finisce, rimane un’entità indissolubile di cui tenere conto: la coppia genitoriale.

I bambini hanno il diritto ad avere una mamma e un papà che si prendano cura di loro, anche se separati. I partner devono necessariamente continuare ad esercitare insieme il loro ruolo genitoriale, accordarsi su una linea educativa comune e prendere decisioni condivise, altrimenti il divorzio si trasformerà in un disastro familiare ed educativo.

Cosa dire ai bambini?

Nel confrontare i propri figli con la decisione della separazione, bisogna innanzitutto tenere contro della loro età, oltre che ovviamente della loro personalità e maturità.

Per quanto si sia addolorati e confusi, quando si parla con loro bisogna essere chiari, evitare messaggi ambigui, ma soprattutto rassicurare: anche se mamma e papà non stanno più insieme, si è comunque una famiglia, e loro avranno sempre due genitori che li amano e li proteggono. Non cambieranno i rapporti tra genitori e figli, anche se cambieranno alcuni assetti pratici: ad esempio, papà non vivrà più qui, ma vi sentirete tutti i giorni e vi vedrete regolarmente. Oppure, cambieremo casa, ma tu avrei sempre la tua cameretta dove portare tutte le tue cose e noi ti saremo entrambi sempre vicini.

Naturalmente, i concetti e le parole adeguate dipendono dall’età e dalla maturità del bambino, il punto è essere sinceri, non mentire, ma trasmettere fiducia e speranza, anche in questa situazione difficile. Far capire ai piccoli che voi genitori state facendo del vostro meglio per gestire i problemi e vi prenderete sempre cura di loro, dunque non hanno nulla da temere.

Evitare le “trappole” del pensiero infantile

I bambini hanno una mentalità infantile, quindi non bisogna dare nulla per scontato: ciò che per noi è ovvio può non esserlo per loro, mentre si possono convincere di cose che, nell’ottica adulta, appaiono assurde e irragionevoli.

Dare messaggi chiari aiuterà i più piccoli, che vivono in un mondo “magico”, a non sperare troppo in una riconciliazione miracolosa (anche se segretamente lo faranno) e ad accettare quello che sta succedendo. Bisogna esplicitare che la separazione è dovuta a questioni che riguardano solo i genitori, per placare gli eventuali sensi di colpa dovuti all’egocentrismo infantile, cioè a quella modalità di pensiero, tipica dei bambini, per cui tutto quello che succede ha in qualche modo a che fare con loro. Colpevolizzarsi può essere anche una difesa contro il vissuto di impotenza, perché se un problema è dovuto a noi possiamo fare qualcosa per cambiarlo, magari comportandoci meglio, se invece non è dovuto a noi, non possiamo farci nulla. Per questo bisogna essere chiari, evitando sia che si sentano responsabili dell’accaduto, sia che si illudano di poter cambiare le cose.

Per evitare poi che facciano la fantasia di essere figli di un “errore”, esplicitare che quando ci si è sposati si era innamorati, ma in seguito le cose sono cambiate, e ora non si va più d’accordo: loro sono nati perché sono stati desiderati e sono figli dell’amore dei loro genitori.

No alla confusione, sì ai punti fermi

Tentennamenti, repentini cambi di rotta e tira e molla continui confondono e destabilizzano i bambini, che hanno invece bisogno di certezze: capire cosa sta succedendo e cosa accadrà in futuro li aiuta ad affrontare la situazione in maniera più serena. Hanno bisogno anche di sicurezze materiali: sapere dove sono le loro cose, mantenere le proprie abitudini, avere orari e schemi di vita regolari.

Più un bimbo è piccolo più gli aspetti legati alle abitudini e alla routines sono fondamentali, perché sono le sue “basi sicure”: riconoscere l’ambiente che lo circonda vuol dire padroneggiarlo, sentirsi adeguato e competente. Per questo sarebbe opportuno evitare, ove possibile, i traslochi e organizzarsi in modo che i figli rimangano nella casa coniugale insieme al genitore convivente, ma abbiano presto un loro spazio a casa del genitore non convivente, anche per trattenersi a dormire, secondo gli accordi presi. Per il resto, l’ideale è un affidamento congiunto, o comunque condiviso, in cui entrambi i genitori dividano, e idealmente condividano, la gestione dei figli e tutte le responsabilità rispetto alla loro crescita.

Evitare manipolazioni e schieramenti

Come vivono i figli il dolore e le inevitabili conflittualità che accompagnano ogni separazione? Anche questo dipende dall’età e dalla personalità dei bambini, ma soprattutto dall’atteggiamento degli adulti.

Se i bimbi più piccoli vivono la situazione principalmente come un riflesso dello stato d’animo dei genitori, i più grandi svilupperanno proprie idee, che saranno tanto più indipendenti e autonome tanto maggiore è la loro età e maturità. Il problema è che tutti i bambini, a causa della l’immaturità affettiva e cognitiva, sono particolarmente vulnerabili alle manipolazioni, anche quelle più sottili, che sono anzi particolarmente dannose perché meno evidenti e più “subdole”. Se il bambino piccolo rischia di vivere in modo adesivo e non mediato la sofferenza dei genitori, quello più grande rischia di entrare in un gioco di schieramenti, collusioni e manipolazioni, di cui è alla fine l’unica vera vittima. Purtroppo molti genitori, anche inconsapevolmente, incastrano i figli nelle proprie dinamiche, tanto forte è la carica affettiva della situazione.

Salvaguardare sempre l’immagine dell’altro genitore

Ogni genitore ha il dovere di tutelare l’immagine dell’altro nella mente del figlio: per quanto possa essere stato inadeguato/a come coniuge, si deve fare di tutto per metterlo nelle condizioni di essere un bravo padre o una brava madre. Questo non per essere generosi nei suoi confronti, ma perché la nostra mente è fondata su due pilastri: il materno e il paterno. Distruggere uno di questi appoggi, che sono relazionali ma anche interiori, significa minare alla base una mente in via di sviluppo e di fatto boicottare l’equilibrio psichico di nostro figlio. Svalutare o demonizzare l’altro genitore è come far esplodere delle cariche esplosive nelle fondamenta di un edificio: non sappiamo esattamente in che modo, ma sicuramente prima o poi questo si creperà o crollerà.

Oltre a non parlare mai male dell’ex coniuge in presenza dei figli, bisogna fare particolare attenzione ai messaggi indiretti o subliminari: essere sereni quando vanno dall’altro genitore, accoglierli con il sorriso quando tornano, non interrogarli, non sfruttarli per “spiare” l’ex, non usarli come “stampella” emotiva o “sostituto” del coniuge assente.

Conseguenze e rischi della separazione per i figli

Una separazione non elaborata può avere pesanti conseguenze sullo sviluppo psichico dei figli. Innanzitutto, un bambino che non è sereno dal punto di vista emotivo non ha la “mente libera”, dunque non può “investire” adeguatamente sul piano cognitivo, con il rischio di sviluppare problematiche scolastiche e di apprendimento. Inoltre, ha più possibilità di essere coinvolto in un legame “invischiato” con il genitore convivente, soprattutto se percepito come infelice e solo. Si innescano così quelle dinamiche di “inversione di ruolo” per cui il figlio si prende cura del genitore, mentre dovrebbe essere il contrario. Spesso il bambino “adultizzato” ne è apparentemente felice, perché si sente utile e importante, mentre il genitore è rassicurato dalla pseudo-maturità del figlio e gratificato da questo rapporto “speciale”, ma tutto questo ha gravi conseguenze sullo sviluppo del bambino, anche sul piano emotivo e sociale.

Inoltre i figli di coppie separate o infelici, una volta cresciuti, possono cadere nella trappola inconscia della “coazione a ripetere”, che li porterà a costruire rapporti difficili, rivivendo il dramma familiare, ma trasformandolo da passivo in attivo, come modalità difensiva per fronteggiare il dolore e la paura delle relazioni.

Chiedere aiuto

Tutta la nostra vita è fatta di distacchi e i bambini devono essere aiutati a metabolizzare questa separazione, per loro difficile e prematura, da adulti che a loro volta la abbiano (o lo stiano) metabolizzando. In questo senso, può essere prezioso un aiuto esterno, ad esempio una consulenza psicologica con la coppia genitoriale o tutta la famiglia. Fin quando anche uno solo dei genitori, per quanto inconsciamente, non accetta la separazione, questa matematicamente non potrà essere accettata dai figli.

Nel difficile processo di ristrutturazione della vita familiare, bisogna aiutarli a esprimere le emozioni, che altrimenti possono canalizzarsi in sintomi psicofisici: agitazione, insonnia, incubi, problemi scolastici, disturbi alimentari, aggressività, ansia, depressione. Si possono utilizzare in tal senso tutti i canali espressivi, anche in base all’età e alla personalità del bimbo: oltre alle parole, ci sono i disegni, i giochi di ruolo e simbolici, i racconti e le favole da condividere o inventare. Questi canali, oltre alla funzione di esprimere le emozioni, hanno quella ancora più importante di organizzarle, dando ordine e senso alla propria esperienza interiore.

Infine, chiedere aiuto a un esperto, ma anche a una persona fidata, oltre ad assicurare un immediato sostegno, trasmette un importante messaggio ai nostri figli: nelle difficoltà c’è sempre qualcuno che ci può aiutare, ci sono risorse da attivare e soluzioni da cercare. La sofferenza fa parte della vita, deve essere accettata ma, soprattutto, può essere trasformata in forza e energia positiva per il futuro.

Psicologa Psicoterapeuta Acilia (Ostia, Infernetto, Casal Palocco-Axa) e Corso Trieste, Roma.

Bibliografia

Baldassarre M. (2008), Coppia, famiglia e patologie emergenti, Alpes, Roma.

Finzi S. V. (2005), Quando i genitori si dividono, Arnoldo Mondadori, Milano.

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