Isolamento e difficoltà a stare con gli altri: perché mi sento così? – Psicologa Roma Acilia Ostia – Psicoterapeuta Infernetto Casal Palocco – Online
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Isolamento e difficoltà a stare con gli altri: perché mi sento così?

Rifugio nella solitudine, chiusura in se stessi e disagio nello stare con gli altri: cosa può esserci dietro la tendenza all’isolamento.

Può capitare a tutti di rifugiarsi in se stessi, in un mondo privato, evitando i contatti sociali, quando questi contatti sollecitano emozioni e reazioni difficili da gestire, magari perché si è in un momento difficile e impegnativo della propria vita, e non sia hanno le energie per “difendersi” dagli altri, né la possibilità di apprezzarne la compagnia.

In questi casi, spesso, si hanno una o più persone vicine, intime, su cui appoggiarsi, nell’attesa di “riprendersi” ed essere di nuovo pronti ad affrontare il mondo.

Ci sono persone per cui il discorso è molto diverso, che fanno sempre un’immensa fatica a relazionarsi con gli altri e, quando sono costrette per motivi sociali o lavorativi, non vedono l’ora di scappare a casa, rifugiarsi nel proprio mondo, nelle proprie abitudini e fantasie, perché i rapporti umani sono per loro un enigma e una tortura.

Alcune volte, assumono un atteggiamento cinico e sprezzante, di superiorità. Rifuggono i rituali e le convenzioni sociali, i rapporti che reputano superficiali, ogni tipo di “falsità”. Rivendicano con orgoglio la propria indipendenza, l’autonomia ed il distacco dal tram tram della socialità.

Appaiono integerrimi, perfettamente autosufficienti, noncuranti dei giudizi altrui, nemici di ogni compromesso. Ma in realtà, sono spesso vulnerabili, estremamente sensibili, emotivamente bisognosi, soprattutto spaventati.

Spaventati da cosa?

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo partire dalle caratteristiche di quella che clinicamente è definita la “personalità schizoide”. Si parla di vero e proprio disturbo psichiatrico, quando tali caratteristiche sono intense, pervasive e compromettono la qualità della vita della persona ed il suo adattamento sociale.

Ma ci sono anche “persone normali” che possiedono, in misura maggiore o minore, questo tipo di funzionamento, che rende loro la vita, ma soprattutto i rapporti interpersonali, più o meno difficili.

Personalità schizoide e dintorni

Lo schizoide ha un carattere chiuso, estremamente introverso, anche se può nasconderlo sotto un’apparenza di gentilezza e disponibilità. Tende a stare solo, per conto suo, e spesso predilige attività e impegni individuali, mentre rifugge le situazioni sociali.

Mostra un’emotività/affettività ristrette, molto limitate. Un certo distacco affettivo si manifesta anche nelle relazioni intime.

Vediamo alcune sue “caratteristiche tipiche”, considerando, naturalmente, che ogni persona è un mondo a sé e mai rispecchierà una lista di segni e sintomi:

  • non desidera né prova piacere nelle relazioni affettive e sociali, incluse quelle familiari;
  • non ha amici stretti o confidenti, eccetto i parenti stretti;
  • mostra poco o nessun interesse nelle relazioni sentimentali o nel sesso;
  • quasi sempre preferisce attività individuali;
  • prova piacere in poche o nessuna attività;
  • mostra freddezza emotiva, distacco o affettività appiattita;
  • sembra indifferente alle lodi o le critiche degli altri (ma non lo è!).

Dentro di loro, queste persone sono diverse da come appaiono all’esterno: è molto più probabile che siano sopraffatti dagli affetti, piuttosto che esserne prive, per cui il freddo distacco e l’indifferenza sono solo una difesa. Ma da cosa?

Una difesa dalla paura

Torniamo alla paura: la paura fondamentale dello schizoide è quella che avvicinarsi troppo agli altri comporti il rischio di essere inglobati, fagocitati, depredati, annientati, di perdere la propria identità.

Il mondo esterno gli appare colmo di minacce di distruzione e distorsione contro la sua sicurezza e individualità. Per quanto dolorosi, la solitudine e l’abbandono sembrano preferibili all’inglobamento ed annientamento.

Alla base c’è una profonda “insicurezza ontologica”, cioè relativa alla sua stessa esistenza, alla propria identità. Chi sono io? Posso essere me stesso anche in presenza di qualcun altro? L’intimità è pericolosa?

Parliamo di una grande fragilità interiore: la persona si sente costantemente in pericolo, minacciata dal rapporto con gli altri, che evocano emozioni, pulsioni, bisogni e angosce difficili da gestire e che non riesce tollerare.

La sfiducia ed il conflitto di base

C’è una sfiducia di base nei rapporti umani, nel fatto di poter essere compresi e di ricevere dagli altri ciò di cui si ha realmente bisogno, senza dover fingere, accondiscendere, svendersi, rischiare insomma la propria autenticità.

Il dilemma (atroce) si gioca tra due poli: da una parte, il desiderio bruciante del contatto umano e la sensazione di sprofondare, da soli, in un vuoto senza senso e in una morte psicologica, dall’altra l’angoscia di annientamento: di essere risucchiati, schiacciati, distrutti dall’altro.

La paura delle relazioni, in realtà, si fonda anch’essa su due aspetti: lo schizoide, come ogni essere umano, ha un disperato bisogno d’amore che, per svariate ragioni, è rimasto sempre inappagato e, pian piano, si è trasformato in un mostro affamato ed avido.

Il terrore è quello della propria stessa avidità e distruttività, che potrebbe annientare le persone desiderate ed amate. Questa distruttività è allora proiettata all’esterno, con la sensazione che siano gli altri a volerlo inglobare, fagocitare, distruggere.

Un’identità fragile

Nella personalità schizoide, questo conflitto tra vicinanza e distanza, distacco e iper-coinvolgimento, bisogno e paura, non riflette una divisione tra ciò che è inconscio e ciò che è conscio, ma una vera e propria scissione, dissociazione e frammentazione del Sé in diversi aspetti che esistono, ma non possono venire a contatto tra loro.

Il risultato è una grande fragilità a livello di identità: la persona non sa con sicurezza chi è e si sente tormentata da pensieri, sentimenti, desideri, pulsioni conflittuali. Questa problematica di identità rende difficilissime le relazioni interpersonali.

L’isolamento come unica difesa possibile

Se il timore è quello di poter divorare gli altri con i propri bisogni insaziabili, o di poter essere da loro divorati, l’unica alternativa è stare per conto proprio, a distanza di sicurezza da qualsiasi coinvolgimento affettivo. Ma questa mancanza di legami, di affettività, provoca un deserto interiore, che diventa anch’esso spaventoso ed agghiacciante.

Il ritiro in un mondo privato, di fantasie di grandezza, superiorità, onnipotenza ed autosufficienza, tiene in piedi una fragile identità, una bassissima autostima, allevia l’angoscia di disintegrazione e costituisce l’unica gratificazione possibile dei propri bisogni e desideri.

Il ritiro diventa il solo modo di preservare la loro autenticità, dato che con gli altri non possono essere se stessi. Questa impossibilità deriva dalla fragilità dell’identità e dal mancato raggiungimento di quella separazione e autonomia psicologica che ci permette di essere noi stessi anche quando siamo vicini a qualcun altro, perché nei rapporti interpersonali “sani” ognuno mantiene la propria identità e libertà.

Questo per lo schizoide non è possibile, evidentemente non è mai stato possibile, fin dai primi rapporti, quelli infantili con le proprie figure affettive di riferimento.

Verità e finzione, vita e morte

La persona con tendenze schizoidi, con gli altri, agisce un Falso Sé, che si adegua alle aspettative ed alle richieste della società, mentre il Vero Sé rimane chiuso all’interno, isolato, come forma estrema di protezione, ma anche di soffocamento, poiché non trae linfa vitale dal rapporto con il mondo e pian piano impoverisce sempre di più, muore.

La scissione tra Vero e Falso Sé, per quanto derivi da una necessità di protezione del Sé autentico, è una medicina che uccide il paziente, impoverendo e indebolendo ulteriormente un Sé già fragile e precario. Il mondo, le relazioni con gli altri, sono sempre più svuotati, privati di senso. La persona, altrettanto, si sente vuota, irreale, sull’orlo dell’annientamento psicologico.

Seppur agli altri possa apparire calma, mite e gentile, ha dentro di sé una certa aggressività, che non riesce ad ammettere nemmeno a se stessa, ma che può emergere in alcune fantasie dal contenuto violento, o in alcuni agiti sotterranei, non trovando un altro canale d’espressione.

L’intimità e l’amore

La preclusione più importante, per la persona schizoide, è relativa all’impossibilità di coinvolgersi in relazioni intime, che siano d’amicizia o di passione, ma comunque “d’amore”.

A causa della sua sensibilità e vulnerabilità, psicologica e/o costituzionale, della sua storia infantile, delle sue vicissitudini relazionali, non ha mai potuto sperimentare una relazione intima come un porto sicuro: un luogo dove poter essere riconosciuto e amato nella propria individualità, dove i propri bisogni potessero essere soddisfatti, in cui legame e autonomia non entrassero pericolosamente in collisione, un punto da cui partire per l’esplorazione e la scoperta del mondo, invece che un ricettacolo di minacce, ambiguità, pericoli di ogni sorta.

Quale autenticità?

Abbiamo visto come lo schizoide, o la persona con tendenze schizoidi, possa mostrarsi ironico, sprezzante, indifferente all’effetto che ha sugli altri, disgustato da ogni forma di ipocrisia sociale. I rituali e le normali convenzioni che regolano in rapporti interpersonali sono per lui una faticosa o inaccettabile forma di compiacenza e conformismo.

Per questo le sue “incursioni” nel mondo devono, se possibile, essere brevi e deve sempre mantenere un certo distacco, una distanza di sicurezza. In queste occasioni, si sente a disagio, in imbarazzo, perfino “falso”.

Il problema sta proprio nel fatto che egli non ha un vitale e autentico senso di Sé, per questo si sente minacciato da situazioni, che sono vissute dalla maggior parte delle persone come innocui momenti di socialità, con piacere, o anche noia e fastidio, ma senza un eccessivo turbamento.

Il senso di superiorità può sicuramente esse letto come un tentativo di difendersi da un Altro percepito come controllante ed invadente. Il rifiuto del convenzionale è un modo di sfuggire alle definizioni degli altri, che incasellandolo lo limiterebbero, trasformerebbero, annienterebbero, non avendo lui un stabile senso di Sé.

A dispetto delle apparenze …

Le persone schizoidi non sono fredde, distaccate, eccentriche come appaiono: sono in realtà estremamente in contatto con il loro mondo emotivo, in una maniera assolutamente non mediata e non difesa, per questo troppo dolorosa.

Ciò di cui soffrono di più è proprio non ricevere mai conferma delle proprie capacità emotive, intuitive e sensoriali, perché semplicemente gli altri non vedono e non sentono quello che sentono loro. Né mai li capirebbero. O per lo meno questo è quello di cui sono intimamente convinti. Per questo si sentono, e vogliono sentirsi, soli al mondo.

Una loro grande risorsa può essere la creatività, in cui il ritiro interiore può trovare una sua sublimazione. O ancora, un percorso terapeutico può aiutarli ad uscire dal bozzolo della solitudine e del Falso Sé, lavorando sul conflitto tra vicinanza e distanza, tra amore e paura, e sulle grandi fragilità ed angosce che ne sono alla base.

Psicologa Psicoterapeuta Acilia (Ostia, Infernetto, Casal Palocco-Axa) e Corso Trieste, Roma.

Bibliografia

American Psychiatric Association (2013), Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, V edizione (DSM V), Raffaello Cortina, Milano, 2014.

Gabbard G.O. ((2005), Psichiatria Psicodinamica, IV edizione, Raffaello Cortina, Milano.

Laing R.D. (1959), L’Io diviso, Giulio Einaudi, Torino, 1969.

McWilliams N. (2012), La diagnosi psicoanalitica, II ed., Astrolabio, Roma.

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