Volere è potere. Ma se ci manca la forza di volontà? – Psicologa Roma Acilia Ostia – Psicoterapeuta Infernetto Casal Palocco – Online
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Volere è potere. Ma se ci manca la forza di volontà?

Spesso facciamo propositi che risultano estremamente difficili da realizzare e ci accusiamo di mancare di forza di volontà. Sappiamo tutti quanto nella vita sia importante la volontà, ma cosa sappiamo di essa e del suo funzionamento?

Alcuni immaginano la volontà come una prova di forza o un “braccio di ferro”: da un lato la nostra parte razionale, che sa (o pensa di sapere) quello che è bene per noi, dall’altra la nostra parte infantile, indisciplinata, che non si sa bene per quali motivi ci rema contro. Ma le cose stanno realmente così?

Volere è porsi come soggetto del proprio desiderio

Libertà non significa raggiungere ciò che si vuole, ma determinarsi a volere tramite se stessi.

(J.P. Sartre)

Tutti gli esseri umani hanno dei bisogni di base: bisogni fisiologici, legati alle funzioni corporee; bisogni di sicurezza, relativi all’incolumità fisica e psicologica; bisogni di appartenenza, alla famiglia, alla coppia, al gruppo e alla società; bisogni legati alla stima di sé, di autonomia, autocontrollo e amore per se stessi; bisogni di autorealizzazione, cioè di realizzazione personale, in un orizzonte etico e sociale.

Se il bisogno corrisponde a un’esigenza di base, fisica o emotiva, il desiderio è la rappresentazione di tale esigenza a livello di immaginario.

Bisogno e desiderio si basano su uno stato di mancanza: il bisogno denuncia tale lacuna, il desiderio descrive lo scenario immaginario di una sua possibile realizzazione.

La volontà, invece, nasce da uno stato di pienezza, da un’energia “libera” che si organizza verso una meta. Questo implica un salto: il porsi come soggetto del proprio bisogno o desiderio.

 Il carburante della volontà sono i nostri desideri più profondi

La volontà nasce dall’interno di noi stessi ed è il motore della nostra vita e delle nostre azioni. La volontà permette di mobilitare le nostre energie interiori in vista di uno scopo, a breve o a lunga distanza. Queste energie dove le prendiamo? Il carburante di questo motore sono desideri, speranze, aspirazioni: da queste la volontà trae l’energia per trasformare un’idea in un’azione concreta.

Spesso però si stabilisce un inganno: vogliamo ciò che crediamo di volere, ma non sappiamo cosa vogliamo veramente.

Obbligo o volontà?

Qual è il grande drago che lo spirito non vuol più chiamare signore e dio? 

“Tu devi” si chiama il grande drago, ma lo spirito del leone dice: “io voglio”.

(F. Nietzsche)

La volontà è in un rapporto particolare con il dovere: se dobbiamo fare qualcosa (studiare, lavorare), possiamo farlo per ubbidienza all’autorità o per timore delle conseguenze (un brutto voto, la tirata di orecchie del capo). Poi c’è la dimensione del desiderio, del progetto: imparare, migliorare, ma anche, a livello più concreto, la promozione o un salto di carriera, non per compiacere l’esterno (gli insegnanti, la famiglia, l’azienda), ma per rispondere a una propria esigenza interna di crescita e autorealizzazione.

Nella volontà il dovere è interiorizzato, fatto nostro, come gradino per raggiungere uno scopo personale, determinato dal nostro interno.

La volontà non agisce con la forza, ma con la consapevolezza: ciò che vogliamo a livello conscio deve essere in linea con ciò che vogliamo inconsciamente. Altrimenti il risultato può essere la paralisi, con l’aggravante dei sensi di colpa, che non fanno che peggiorare e bloccare la situazione.

Il tiro alla fune della volontà

Non possiamo esercitare la volontà come un bastone con cui “picchiarci” per costringerci a fare qualcosa. In queste circostanze, si determina il tiro alla fune della volontà: da un lato ci siamo noi che tiriamo, dall’altro sempre noi che facciamo resistenza. Per un certo tempo, una parte può anche prevalere sull’altra, anche se a prezzo di un enorme e logorante sforzo. Ma a lungo andare, le energie si esauriscono, l’altra parte inizia a prendere il sopravvento, e così via. Il risultato è spesso un’illusione di movimento, con un notevole dispendio di energie, un consumarsi combattendo battaglie tanto inutili quanto quelle di Don Chisciotte contro i mulini a vento.

Questo perché la volontà deve essere in linea con le nostre esigenze profonde, non con la nostra idea di quello che dovremmo fare.

Le “trappole” della volontà

A volte i nostri desideri non rispecchiano realmente i nostri bisogni, ma sono illusioni e false soluzioni. Il desiderio di un partner, di una carriera, di uno status sociale, di far felice qualcuno o di conformarsi a un ideale, può essere una “traduzione” erronea dei propri bisogni di sicurezza, appartenenza, autostima o realizzazione. Un desiderio non autentico è come una fonte prosciugata, da cui la volontà non può attingere alcuna risorsa per mettersi in moto. In altri casi, pensiamo di soddisfare un bisogno inappagato, ad esempio di appartenenza, mentre ci manca qualcos’altro, come la stima di noi, oppure cerchiamo l’autorealizzazione quando ci manca la sicurezza di base.

Un desiderio autentico può essere represso o negato perché fallire nella sua realizzazione minaccerebbe la nostra autostima, ma chi non può correre questo rischio ha profonde paure rispetto alla propria adeguatezza: l’immagine di sé, l’autostima sono già così compromesse da non poter sopportare un “insulto” al proprio fragile narcisismo.

Ci sono poi le situazioni di conflitto inconsapevole, in cui ci dibattiamo tra due serie opposte di impulsi/desideri/paure, di cui una rimane a livello inconscio, perché contiene qualcosa di doloroso, pericoloso, o inaccettabile. Ad esempio, il desiderio di realizzazione professionale può entrare in conflitto con una paura inconsapevole di emanciparsi dalla famiglia d’origine, dunque la persona può “sabotare” ogni possibile successo attraverso una cronica indisciplina, il ritiro, o altri segni di “mancanza” di volontà.

Volere è potere?

Nel limite de rispetto degli altri e delle regole della società, nella nostra vita da adulti possiamo fare ciò che vogliamo. Il problema è proprio il volere.

Disimpariamo a volere quando cresciamo nel tentativo di accontentare e accondiscendere gli altri. Quando non abbiamo abbastanza autostima da credere che i nostri desideri e le nostre idee siano sufficientemente valide da reggere il confronto con quelle degli altri. A volte, siamo talmente disabituati a noi stessi e così abituati alla nostra maschera, al nostro falso Sé, che sappiamo benissimo ciò che vuole “lui”, pochissimo ciò che vorremmo noi. Altre volte a bloccarci è la paura di fallire: se io desidero, se voglio realmente qualcosa, posso soffrire troppo se non la ottengo. È meglio non volerla, desiderare altro. Ma questi compromessi uccidono la volontà: perché dovremmo “sbatterci” tanto per raggiungere qualcosa che nemmeno desideriamo o di cui non abbiamo veramente bisogno?

La volontà è innanzitutto un processo di scoperta del sé: non si può volere nulla senza un percorso di autoconsapevolezza e autodefinizione. Volere è potere, nel senso di “poter fare”, perché non saremo noi a limitare la nostra azione, ma faremo realmente di tutto per portarla a termine, nei limiti dei condizionamenti esterni. Ma anche nel senso dell’unico vero “potere” che abbiamo come esseri umani: quello dell’auto-determinazione. Scegliere se stessi è il principio primo della nostra vita, la legge della nostra libertà, che non è mai assoluta, ma sempre relativa, appunto, alla scelta di chi siamo, da cui tutto il resto consegue. Per l’uomo, che vive in un orizzonte simbolico e culturale, la definizione di sé è l’unico e vero destino.

Psicologa Psicoterapeuta Acilia (Ostia, Infernetto, Casal Palocco-Axa) e Corso Trieste, Roma.

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